venerdì 8 maggio 2015

La bella e satanasso

Tanti e tanti anni fa – narra la leggenda – in un mattino d'estate, una bella fanciulla di Campiglia, si era recata verso il monte Sivetto, tra Campiglia e Piamprato, per raccogliere profumata erbetta alpina per le sue mucche. 

Lassù si stendeva un vasto declivio, disseminato di innumerevoli sassi che impedivano la crescita rigogliosa dell'erba. Mentre con la sua piccola falce era intenta a raccogliere qua e là ciuffi d'erba, vide poco lontano un bel giovane, elegantemente vestito, che le veniva incontro.
Istintivamente provò un senso di sorpresa e quasi di timore. Poi fra i due ebbe inizio una lunga conversazione al termine della quale il misterioso giovanotto chiese la mano alla fanciulla.

Lei, ridendo, gli rispose: «Sì, ma ad un patto. Dovrai prima liberare questo pascolo da tutti i sassi, portandoli lontano in qualche burrone della montagna». Il giovane accettò la condizione.

Pochi giorni dopo la pastorella risalì al pascolo, e quale fu la sua meraviglia nel constatare che tutti i sassi erano spariti. Lo strano forestiero sorridente era comparso non si  sa da quale parte, dicendogli che la condizione postagli era stata soddisfatta.

Nella mente della ragazza nacque un sospetto. Chi mai poteva essere quell'individuo che in così poco tempo era riuscito a sgombrare quel pascolo da tutti i sassi? E se fosse...

Lentamente, fissandolo in faccia, la ragazza trasse dal collo una crocetta, segnandosi con essa. Si udì un urlo e il bel giovane sparì in un'improvvisa fiammata, mentre tutt'intorno si spandeva un acre odore di zolfo. Sì, era proprio lui: Satana o Baraino, come veniva chiamato nel dialetto della Valle Soana. Tremante, la fanciulla cadde in ginocchio per ringraziare il Cielo d'averla scampata da una brutta avventura.

Ecco perché in quel vasto pascolo non c'è più un sasso, nemmeno a pagarlo a peso d'oro.


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